sabato 14 aprile 2012

M2 - (4 ore) Imparare ad imparare


M2 - (4 ore) Imparare ad imparare

Il modulo fornirà gli strumenti pragmatici per riflettere sul processo di apprendimento sia cognitivo che emotivo che il SVE innesca. Il processo di apprendimento vuol dire anche capacità di cambiamento ed adattamento nella nuova realtà sociale e culturale. “Imparare ad imparare” è una delle competenze chiave del processo di riflessione dello Youthpass in quanto è quella che permette l’autovalutazione e la miglior definizione del proprio processo di apprendimento e di scoperta di sé stessi. Per i volontari, infatti, lo Youthpass è la certificazione ufficiale della loro attiva partecipazione nel SVE, ma Youthpass testimonia anche il riconoscimento della loro attiva partecipazione nel progetto, della loro esperienza di mobilità ed enfatizza la loro capacità di imparare dalla loro esperienza interculturale e di svilupparsi professionalmente e personalmente. Essere capace d’imparare è alla base di una serie di capacità come organizzare il proprio apprendimento, organizzare il tempo, identificare opportunità, essere capace di superare ostacoli e cercare supporto.  Il modulo, quindi, prenderà in considerazione tutte queste premesse e le nuove linee guida e sviluppi dello Youthpass sviluppate dai centri SALTO.

8 commenti:

  1. Replay network meeting: si raccomanda l'utilizzo di giochi di team bulding che possano centrarsi sull'imparare ad imparare continuando a conoscersi e ad approfondire a livello personale nel gruppo. Mission Impossible, suggerita da Carmine viene citata tra le varie possibilità. Un debriefing che contenga anche un inpunt teorico sull'apprendimento e l'apprendere ad apprendere che possa poi essere portato nella dimensione SVE tramite un lavoro individuale o a piccoli gruppi.

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  2. Note dalla coat 6 e 7: si è deciso per una attività che potesse essere esemplificativa della metodologia attiva , lavorare sulla dinamica di costruzione del gruppo e del lavoro di gruppo e mettere in luce come le competenze e gli interessi di ognuno influenzino il modo di usare le competenze già acquisite e di acquisirne di nuove . è stata scelta l'attività missione impossibile , ovvero una serie di 15 obiettivi da raggiungere in 30 minuti come gruppo . gli obiettivi scelti proprio perchè molti rispetto al tempo mettono in condizione il gruppo di dover operare delle scelte utilizzando le risorse a disposizione , ovvero le persone e i loro background , il tempo , gli interessi eccetera . e dopo un giro di valutazione emozionale nel gruppo , mirato a dare una lettura dei diversi impatti dell'attività sui singoli , sono state date 5 domande principali , sviluppate in sotto domande finalizzate a stimolare la discussione in piccoli gruppi per l'analisi del processo d'interazione del gruppo . Gli elementi emersi dai gruppi in plenaria , vengono ricondotti ha uno dei modelli possibili di riferimento , in questo caso lo youth pass. Strumento questo che se usato solo alla fine di un processo come strumento di certificazione e di riconoscimento non serve al volontario nè al suo tutore per influenzare il processo di apprendimento durante il servizio volontario europeo. Il passaggio alla competenza chiave apprendere ad apprendere viene così presentato come una pre-condizione necessaria ha un ruolo attivo nel decidere il proprio apprendimento . Un atteggiamento attivo quindi che rende differente ogni esperienza di servizio volontario europeo rendendola più o meno ricca perchè il volontario stesso che ne è in grande parte responsabile . in piccoli gruppi poi ci facevo la una discussione che risponde alla domanda chiave della giornata: sto imparando nel mio servizio volontario europeo? In questo modo dopo la restituzione è possibile costruire una definizione di apprendere ad apprendere che viene dal gruppo e che puo' essere usata nelle sessioni successive .
    RISULTATO: la dimensione temporale in termini di durata della prima attivita è stata forse sottovalutata e quindi i passaggi dall'attività all'analisi in piccolo gruppo sono stati compromessi , portando i formatori a una facilitazione un pò forzata che ha trasmesso la sensazione ai partecipanti di una analisi troppo intellettuale e' troppo prolungata. É forse necessario calibrare meglio l'attività missione impossibile in modo da poter e governare meglio i tempi per salvaguardare il tempo di lavorazione in piccoli gruppi . Si anche notato che a causa della nuova tematica si è forse tralasciato di alternare tecniche che esercitassero sia la parte intellettuale che la parte emozionale e la parte istintiva dei volontari .

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  3. per me gli obiettivi di questa giornata sono stati troppo ambiziosi e ha dato in qualche modo un inizio "stonato" all'intera formazione, soprattutto in termini di dinamiche di gruppo.

    In particolare è stato difficile conciliare gli obiettivi di team building e conoscenza, con un blocco teorico e concettuale così complesso come "imparare ad imparare".

    Il risultato è stato un giorno percepito come un po' confuso dagli stessi partecipanti... e giustamente.

    Possibili soluzioni possono essere:
    invertire giorno 2 e giorno 3? si potrebbero fare le attività su "orientarsi nello SVE" in modo da raggiungere anche obiettivi di team building e di conoscenza reciproca - e quindi passare alla parte di approfondimento teorico nel giorno successivo.

    oppure, come è stato anche menzionato, rinviare l'intero blocco su "imparare a imparare" alla fine della formazione.

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  4. probabilmente abbiamo anche dedicato poco tempo alla costruzione del gruppo e alla conoscenza reciproca all'interno dei singoli gruppi COAT
    (6 e 7).

    Dopo 3 giorni completi di formazione, un numero allarmante di volontari non aveva ancora chiaro in mente a quale gruppo appartenesse.
    Oltre al problema di confusione, cioè persone che si presentavano nell'aula sbagliata in qualsiasi momento della giornata, si aggiunge un problema di "percezione": cioè di identità e appartenenza.
    In generale -- i volontari non sembrano troppo legati e non si percepiscono come membri della stessa squadra, ma come individui legati dal piacere di stare insieme, senza però una particolare identità comune.

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  5. approfitto del po' di tempo libero della giornata di relax per un aggiornamento su questa coat 8.
    Il clima è moooolto più disteso di quello della coat 6-7, sicuramente per via del gruppo più piccolo e più gestibile, e anche molto più disciplinato e motivato. L'età media è un po' maggiore, anche questo aiuta.

    Comunque in questa formazione l'impressione è che il nuovo formato stia dando buoni frutti. Nel modulo "imparare ad imparare" abbiamo deciso di tenere la mission Impossible, però dividendo il gruppo in squadre e mandandoli fuori (nell'area di Rivabella, con tanto di mappa e itinerario evidenziato) a cercare 15 cose "strane".
    Es. una rana, spider man, mussolini, un ravanello, un bambino... ecc. E i gruppi dovevano portare prove fotografiche di ciascun ritrovamento.

    A seguire breve ritorno in plenaria per condividere in modo giocoso storie e foto, poi break, poi debriefing in piccoli gruppi misti rispetto alle squadre precedenti (un po' alla bidibibodybibu per i più anziani in ascolto), quindi condivisione in plenaria e riconduzione all'esperienza SVE e al tema dell'apprendimento.

    Le conclusioni sono state soddisfacenti, molti hanno preso la parola pur essendo il primo giorno, e non c'è stata l'impressione di tirar fuori le parole a forza dalla bocca dei partecipanti (tipo scuola media) che invece ci aveva un po' paralizzato nella coat precedente.

    Impressioni: forse usare la formula dei piccoli gruppi premia rispetto al maxi gruppo. Ci sono vantaggi e svantaggi in entrambe le soluzioni ma in questo modo c'è meno caos e la situazione in generale è più gestibile, con dinamiche più chiare e leggibili anche da parte del team.
    Inoltre un po' di city exploration già in questa fase ha fatto sicuramente bene: intanto ha spezzato la routine del lavorare in interni, che diventa anche più opprimente con la bella stagione. E poi ha permesso ai partecipanti di iniziare a familiarizzare con i dintorni, rompere il ghiaccio anche per parlare agli sconosciuti, e tra di loro.

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  6. Appunti da COAT 9 2012: questo modulo è stato passato al giorno successivo anticipando alla giornata 2 il modulo orientarsi nello SVE e la conseguente serata dedicata a crisi, conflitti ecc...

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  7. Appunti da COAT 9 2012: la prima parte del modulo è stata dedicata all'attività Gameland, ovvero alla proposta ai partecipanti di un vero e proprio campo di giochi tra cui scegliere: dalle carte da ramino a quelle napoletane, dagli shangai al domino, dai quiz da risolvere a tangram, da alcuni giochi popolari come il salto della corda, campana, un due tre stella alla cavallina o la costruzione di origami. Alcuni giochi sono stati posizionati semplicemente sul tavolo senza istruzioni, alcuni avevano istruzioni minuziose, alla video guida su come costruire un origami proiettata su pc con accompagnamento vocale. Il debriefing è stato incentrato sul modo in cui i partecipanti hanno scelto cosa giocare, cosa è stato più facile e cosa meno, cosa più confortevole cosa meno, per introdurre l'IMPARARE e arrivare ad una trattazione della zona di confort, di quella di sfida e di quella di panico, all'interno delle quali si muove l'apprendimento. Nella seconda parte del modulo è stata sviluppata una attività ripresa da giochi di carte per creare favole acui è stato dato il nome di Dreamland. Con l'ausilio di 3 degli elementi pescati a caso tra i 90 personaggi a disposizione, ogni volontario ha costruito una storia sul cosa e come ha appreso fino a quel momento nel SVE, con l'obbligo di usare quei tre elementi. Ai volontari è stata data la possibilità di svolgere l'esercizio individuale nella propria lingua madre, anche per venire incontro alle persone con più difficoltà linguistiche e per permettere uno sviluppo di testi di senso e con le dovute sfumature. La condivisione in gruppi di 3 della storia così creata, ha consentito poi di potere continuare a conoscere sempre più approfonditamente i partecipanti e a valorizzare il prodotto realizzato. In chiusura è stato lanciata la possibilità per i volontari di fissare un obiettivo di apprendimento per la formazione con cui confrontarsi alla fine del corso, in fase di valutazione.

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  8. Dopo una breve introduzione sull'apprendimento nello Sve e l'apprendimento non formale, abbiamo mantenuto la mission impossible come attività di teambuilding ma anche di esplorazione del potenziale dell'apprendimento tra pari e del/nel gruppo.
    L'attività funziona e la plenaria di restituzione se gestita in maniera dinamica può scivolare via leggera.
    Nella seconda parte del pomeriggio ci siamo dedicati alla costruzione del diario Sve ad una prima riflessione e condivisione su quanto stanno (o non stanno) apprendendo nei loro progetti .
    Abbiamo scelto di non lavorare sugli stili di apprendimento se non in materia super generica in quanto il livello di elaborazione teorica ci è sembrato troppo alto per questa prima giornata.

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